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Finalmente a Varese arriva Jeff de Bruges

Varese è una bella città, ma un po’ restia alle innovazioni, per fortuna qualcosa sta cambiando e nuovi negozi si affacciano nel salotto buono. Sabato 7 novembre è stato innaugurato il negozio di Jeff de Bruges, un bellissimo negozio di cioccolato e cioccolatini. Un negozio piccolo ma bellissimo, nei toni del marrone e turchese che io adoro.

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Questa novità è arrivata grazie a Laura Margherini, un giovane architetto che ha preferito il cioccolato alle case. Laura ha conosciuto questo brand in Francia dove stava studiando e ha cominciato a lavorare in un negozio della catena  per pagarsi gli studi, poi si è innamorata di queste dolcezze e ha pensato, tornando in Italia, di portarli con se.

Jeff de Bruges panoramica

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C’è cioccolato per tutti i  gusti, dalle tavolette con noci, nocciole, bacche di goji e tutto quello che vi viene in mente ai meravigliosi cioccolatini ripieni, ( vi consiglio quello con ripieno al caramello e quelli al limone), alle confezioni regalo. Per i bambini c’è anche una bellissima serie di orsetti ripieni di marshmallow.

Jeff de Bruges caramello

Insomma se siete in centro per una passeggiata, passate da via Broggi ed entrate a dare un’occhiata, sono sicura che con l’aiuto di Laura nella scelta non riuscirete ad uscire a mani vuote.

Jeff de Bruges Laura

Il mio tour in Val Camonica tra mele, viti e cucina camuna – seconda parte

Come già vi avevo raccontato nel post precedente, nel primo week end di ottobre sono andata a Darfo Boario Terme in occasione della manifestazione  Del bene e del bello, abbiamo cominciato la serata di Cam-on-eat, progetto che combina il recupero delle tradizioni enogastronomiche locali e l’innovazione creativa, con lo chef stellato Stefano Cerveni, per proseguire la mattina dopo  a Cerveno con una giornata di immersione nelle tradizioni enogastronomiche locali, tra musei, attrezzi, racconti video, mostre sulla vita della valle.

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In questi giorni sono stata a dormire in un bellissimo B&B a Gorzone , a pochi chilimetri da Boario, un paesino stupendo, con case caratteristiche e portali di pietra che riportano ancora la data della costruzione.

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Il B&B La teiera è sulla strada principale ma non sentirete alcun rumore perchè le camere sono sul lato della casa che guarda la montagna, è stato rinnovato nel 2012 , tutto è accogliente e molto piacevole, le camere sono di diverso colore e a colazione ogni tavolo è apparecchiato con i colori della camera, questo rende tutto veramente speciale e si capisce, anche da questo,  l’attenzione e l’amore che mettono nella cura dell’ospite . Beatrice e tutta la famiglia Capitanio, che lo gestiscono riescono a rendere il soggiorno bellissimo. La ricca colazione con anche i prodotti a base di mele prodotte dai meleti della famiglia, rende tutto perfetto.

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La giornata di sabato non poteva finire se non con una buonissima cena in un ristorante della zona, La cuna del Lac  di Isacco Fedriga. In questo periodo i ristoranti della zona offrono la possibilità di gustare i sapori della valle con dei menù studiati in base alla zona , ci sono i menù del lago, della media valle e dell’alta valle, io avrei voluto assaggiare tutto ma poi ho scelto il menù della media valle.

La cuna del lac è un ristorate molto carino, rustico, ma molto attento sia alla presentazione dei piatti che alla sostanza, il personale è cordiale e simpatico, un posto molto piacevole dove gustare i piatti della zona.

Già il cestino del pane  era uno spettacolo, tutto pane fatto in casa, dei grissini alle erbe aromatiche, del pane ai cereali, del pane alla zucca e un pane ai pomodorini buonissimo ( di questo avrei voluto la ricetta, lo confesso).

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Come antipasto mi è stato portato un tagliere con una frittatina di erbe aromatiche della valle, un cacciatorino nostrano e una giardiniera di verdure fatta in casa.

Poi di primo ho gustato dei tortelli alle ortiche e fatulì , un formaggio di capra della zona e burro antico , cosa posso dirvi se non che vanno provati? Il sapore deciso del formaggio di capra si stemperava benissimo con il burro e gli spicchi di  mele cotte che completavano il piatto.

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Come seconda portata ho scelto un filetto di maiale con castagne, miele di rododendro, gratin di patate e speck.  Una carne tenera e saporita grazie anche alla pancetta che l’avvolgeva, il dolce delle castagne e miele che contrastava con il sapido della pancetta e dello speck reso croccante dalla gratinatura.

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Per concludere in dolcezza questa cena non poteva mancare un dolce, una delicata crostata alle pere, cioccolato e cannella.

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Vi ho ingolosito un po’ ?  Un consiglio ve lo voglio dare, andate di giorno o prima del tramonto per poter gustare anche il meraviglioso panorama che si gode dal ristorante sulla valle e sul caratteristico lago Moro, uno specchio d’acqua montano racchiuso da cime stupende.

La mattina seguente per fortuna il tempo ci ha risparmiato e nonostante il cielo pieno di nuvole , non ha piovuto ( beh in effetti un piccolo scroscio l’ha fatto, ma nulla di che), così, dopo una bella colazione con succo di mela e marmellata di mele della casa,  accompagnata dal Sig. Franco Capitanio sono andata a fare un giro per il paese di Gorzone alla scoperta dei suoi meleti.

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Il Sig Franco è il papà di Beatrice del B&B La teiera e da loro si può partecipare al progetto adotta un melo, si può scegliere una pianta di mele a cui verrà messo un cuoricino con il nostro nome e al momento della raccolta potremo andare noi stessi a raccogliere le mele della nostra pianta e portarcele a casa.

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Le mele del Sig. Franco non vengono trattate con prodotti chimici, per loro vengono usati solo sistemi naturali come ad esempio, dei piccoli anelli di plastica che secernono feromoni che  impediscono la proliferazione degli insetti dannosi per le piante e per i frutti come, ad esempio, il verme della mela e la lotta integrata.

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Il sig. Capitanio nei suoi 3 meleti ha circa 2500 piante e  produce 12 tipi di mele, oltre alle più note come le gala, la golden, la renetta, la granny smith, la fuji, ci sono altri tipi come la samsa, la jeromine,la pinova e la golden rush. La raccolta delle mele va da agosto  a ottobre e per ogni pianta si fanno 3 raccolti, seguendo la maturazione delle mele. Il sig. Franco vende direttamente le sue mele nel piccolo negozio sotto casa, dove potrete trovare anche i succhi di mela, le marmellate, l’aceto di mele.

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Ma la passione del Sig. Franco per la sua terra l’ha portato anche a cominciare la coltivazione anche di uva da vino, per ora ancora poche piante ma già altre sono pronte a dare i loro frutti nei prossimi anni. Questa sua passione è condivisa anche dal suo amico Enrico,dell’azienda agricola Togni-Rebaioli di Boario,  un giovane viticultore entusiata del suo lavoro che porta avanti con tanta  passione da abbandonare gli studi di giurisprudenza.  Enrico ha recuperato alcune vecchie viti ( mentre per alcuni sarebbe stato più facile estirparle e piantarne di nuove) e le ha riportate in condizione di dare bellissimi grappoli d’uva , perfetti per il vino.

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La curiosità e la passione,fanno si che Enrico sperimenti in continuazione nuovi vini , ne ho assaggiati un  paio veramente buoni e spero di poterne assaggiare presto degli altri. Intanto per ora mi gusterò una bottiglia di San Valentino di sua produzione con una splendida polenta, magari taragna , per rimanere in zona.

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Speriamo che  la passione di questi uomini  non si esaurisca, ma possa continuare per dare lustro alla Val Camonica, ai suoi territori, ai suoi produttori.

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La valle dei segni, la Val Camonica e le tradizioni -prima parte

Nel primo weekend di ottobre ho avuto la fortuna di essere invitata a Darfo Boario Terme con alcune amiche blogger in occasione della presentazione dei progetti La valle dei segniCam on eat e del volume Erborare, per scoprire un territorio stupendo, la Val Camonica.

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L’Italia ci offre sempre zone bellissime, paesaggi mozzafiato ma purtroppo spesso messi in secondo piano da luoghi più alla moda. Grazie ad un gruppo di persone entusiaste della loro valle è nata “ La valle dei segni” un progetto stupendo per riscoprire la Val Camonica , che può offrire non solo piste da sci o fonti termali ma un patrimonio incredibile di storia e di persone uniche.
Il territorio camuno offre un patrimonio inimmaginabile. La valle dei segni nasce proprio come progetto per riscoprire e rivalutare questa bellissima valle, lo sapevate che le incisioni rupestri di questo territorio sono diventate il primo patrimonio dell’umanità dell’Unesco in Italia nel 1979 ?

Nel mese di Ottobre poi la valle offre 4 fine settimana densi di appuntamenti, per tutti i gusti all’interno del progetto Del bene e del bello.

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Venerdì abbiamo partecipato alla presentazione del video di Cam on eat , un progetto sulla cucina e sulle tradizioni culinarie camune. Un appassionato intervento dello chef stellato Stefano Cerveni ha fatto capire le potenzialità di questo territorio, ricco di frutta, formaggi, carne ed erbe spontanee.

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Proprio in merito alle erbe spontanee è stato presentato un bellissimo libro in cui le “Erborare” si raccontano, (le erborare sono le donne camune che conoscono la loro terra e le sue erbe spontanee) e descrivono aneddoti della loro vita e ci regalano ricette uniche tramandate  nelle loro famiglie, il tutto corredato da bellissime immagini di Maria Cemmi. Un libro perfetto come regalo sia a chi ama leggere che cucinare.

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Ma tutto questo è stato possibile anche grazie al progetto La valle dei segni , un progetto forse troppo grande da spiegare in poche righe, quindi vi invito ad andare a vedere il loro sito e a lasciare il vostro segno, si perchè con un semplice gioco, potrete vedere di che segno siete ( nulla a che fare con l’astrologia ) e lasciare il vostro segno nella valle.

Sabato abbiamo visitato il bellissimo paese di Cerveno, famoso per la sua via Crucis lignea ma anche per la via crucis animata che si svolge ogni 10 anni per le vie del paese.
Qui abbiamo avuto modo di conoscere i registi del film “ Raccontare l’uomo che mangia” e vedere il progetto legato a questa storia. Abbiamo potuto visitare la Casa Museo , una fedele riproduzione della casa rurale tipica della valle, in cui vengono proiettati i video realizzati con i racconti delle persone che vivono qui e mantengono vive le tradizioni.

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Proprio per farci toccare con mano queste tradizioni abbiamo avuto modo di assaggiare dei piatti preparati per noi dalle donne del paese secondo le ricette di famiglia, ma qui purtroppo nessuna foto, eravamo troppo impegnate ad assaggiare i buonissimi casoncelli fatti secondo la ricetta tradizionale con formaggio, carne ed erbe , ma anche con zucca e uvetta, con speck, i “capù” o capponi, involtini di carne e verza , i dolci , insomma non avevamo tempo per le foto.

A Cerveno è possibile anche visitare il vecchio caseificio turnario del 1929  dove tutto il paese raccoglieva il latte e dove si possono ancora vedere i macchinari dell’epoca e leggere i documenti originali in cui erano riportate le pesate del latte, i compiti dei casari,le indicazioni di cosa fare.

Dall’altra parte del paese c’è il Santuario con la sua particolarissima Via Crucis all’interno della chiesa.

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Tornando verso Boario Simona ed io ci siamo fermate a visitare Bienno, un paese splendido, ricco di scorci suggestivi, chiese antiche, angoli meravigliosi , qui  si può anche visitare un vecchio mulino ad acqua ancora funzionante.

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Ma se volete vedere qualcosa di veramente unico non potete perdervi le incisioni rupestri che si possono vedere a Capo di Ponte, Ceto, Cimbergo, e Paspardo , Sonico, Sellero ,Darfo Boario Terme e Ossimo .

Dopo una giornata così non potevo finire che nel migliore dei modi e cioè con una cena camuna al ristorante La cuna del lac a Sorline ( Angolo Terme) dove potrete gustare le ricette della cucina camuna di lago, di media valle e di alta valle che variano ogni settimana e godere di una vista spettacolare sul lago sottostante e sulle montagne che lo circondano. Ma della cucina ne parleremo più dettagliatamente nel prossimo post.

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Per finire la serata sono tornata al mio alloggio, un bellissimo B&B a Gorzone. Si chiama La teiera, ma è una bomboniera, un luogo tranquillo, accogliente, la famiglia Capitanio che lo gestisce mi ha coccolato, mi sono sentita in famiglia da subito. Per non parlare della stupenda torta di mele che mi aspettava. Ma anche per questo vi rimando al prossimo post, perchè merita un discorso tutto suo.

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Quindi a breve il racconto della cucina camuna e della mia bellissima esperienza nel meleto della famiglia Capitanio …e non solo.

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Alla scoperta di Hyogo e le sue eccellenze per Expo2015

Devo essere sincera con Expo mi sono arrivate tante possibilità di conoscere nuovi prodotti e nuovi chef del mondo.

Il Giappone nell’ultimo mese, grazie anche al salone del Giappone che si è svolto a Milano tra giugno e luglio, mi ha fatto conoscere ed apprezzare tantissimi prodotti a me sconosciuti.

Venerdì ho avuto modo di conoscere la regione di Hyogo e i suoi prodotti d’eccellenza.

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Nonostante io sia nata a Milano e abbia vissuto proprio in questa parte della città non avevo mai avuto l’occasione di salire al 31° piano del grattacielo Pirelli, uno spettacolo mozzafiato, una vista di Milano che non mi sarei mai immaginata.

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La cortesia giapponese è risaputa e l’apertura delle porte dell’ascensore ci ha catapultato in un mondo magico, samurai, donne in abito tradizionale, sorrisi ed inchini. Quanto mi piace il Giappone !!

Per prima cosa dovevamo partecipare ad un seminario sul cioccolato con Susumu Koyama, pasticcere di Sanda una città della provincia di Hyogo, vincitore di 8 ori, 8 argenti, 3 bronzi alla semifinale del International Chocolate Award 2014 ( maggior numero di premi conferiti nella storia della competizione) e in finale di 5 ori, 6 argenti e 2 bronzi.

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A Parigi nel 2014 riceve il più alto riconoscimento dal Salon du Chocolat, la placca d’Oro.

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Koyama è un pasticcere ma potrebbe essere una rock star, sta sare sul palco, fa battute, ride , scherza e spiega con maestria il suo cioccolato.

E’ talmente modesto che ha  pensato di doverci dare anche la ricetta di un dolce al tè maccha perchè gli sembrava mancasse qualcosa ( come se i suoi cioccolatini non fossero abbastanza! ).

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La degustazione parte da una bellissima scatola rossa che racchiude 7 dei suoi cioccolatini migliori, per ogni pezzo ci spiega gli ingredienti, il perchè della scelta degli abbinamenti, i sapori che percepiremo. Un’ora e trenta minuti volati in un attimo, tanto eravamo estasiati da quest’uomo e dal suo cioccolato. Tanto per spiegarvi la sua bravuta , tra il pubblico c’era anche Ernst Knam che seguiva la degustazione!

Non saprei dire quale fosse il mio preferito, erano veramente troppo buoni, forse questo al tè maccha e frutto della passione.

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Tra il seminario del cioccolato e la dimostrazione del sushi ho avuto modo di conoscere ed assaggiare anche le altre eccellenze della regione di Hyogo.

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Dalle alghe nori ( quelle per il sushi per capirci ), al polpo di Akashi servito in frittelle con brodo di pesce, ai fagioli neri di soya, che ho provato in 3 versioni una più buona dell’altra, lessati, tostati (tipo noccioline ) e dolci ( ricordano l’uvetta come aspetto ma con il sapore che ricorda le castagne).

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Dal riso amico delle cicogne, al sakè ottenuto dalla fermentazione del riso ( qui in versione frizzante),

hyogo Calla famosissima carne Kobe, uno spettacolo di morbidezza e sapore, per questa carne di manzo Wagyu unica al mondo.

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Ma la prefettura di Hyogo è anche famosa per le sue terme, il Castello di Himeji, la più bella costruzione fortificata di origine feudale del Giappone secondo molti e l’ Akashi-Kaikyo il ponte sospeso più lungo del mondo, insomma tanti buoni motivi per prendere in consideraziuone un viaggio in questa bellissima zona del Giappone.

 

Incontro con Yoshihiro Murata per Kikkoman

Ultimamente mi sto avvicinando molto alla cucina giapponese, grazie a Expo 2015 e alle manifestazioni che ruotano intorno al cibo. Ieri a Milano si è concluso il salone del Giappone , una bellissima occasione per conoscere meglio gli usi e i costumi di questo meraviglioso popolo e sempre ieri si è svolta la conferenza stampa organizzata da Kikkoman con lo chef stellato Yoshihiro Murata , propietario di Kikunoi , il governatore della prefettura di Kyoto , mister Keiji Yamada e il CEO e presidente onorario di Kikkoman mister Yuzaburo Mogi.

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Kikkoman e la prefettura di Kyoto hanno organizzato diversi eventi “Washoku” per far conoscere la cucina tradizionale del Giappone.

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Mister Mogi ci ha parlato dell’interesse verso la cucina giapponese che sta aumentando anche in Italia, solo ieri , durante dei workshop al Salone del Giappone ci sono state più di 200 persone che hanno imparato e sperimentato la cucina nipponica.

In queste occasioni si tendono ad usare i prodotti italiani con le tecniche e le ricette giapponesi , proprio per  favorire gli scambi internazionali.

La cucina giapponese è povera di grassi e ricca di sapore e proprio per questo Kikkoman mira ad arrivare al 2020 ad avere la salsa di soya su tutte le tavole europee, come già accade in molte case americane dove la salsa di soya è ormai considerata un condimento nazionale, allo scopo di favorire lo scambio internazionale della cultura del cibo.

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Mister Yamada invece ci ha raccontato un po’ della storia di Kyoto e della varietà di culture che vi si raggruppano e questo ha influito tantissimo anche dal punto di vista culinario.

Durante la giornata dedicata al Giappone a Expo erano presenti 40 chef , 27 dei quali provenienti da Kyoto a dimostrazione dell’alto livello della zona dove si possono trovare ben 127 ristoranti stellati !!

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Lo Chef Murata invece ci ha parlato della cucina Kaiseki, la cucina tradizionale le cui origini risalgono al XVI secolo e della sua missione di divulgare la cucina giapponese nel mondo nel modo appropiato e cucinare per il bene pubblico.

Per questo segue diversi progetti tra cui il movimento di educazione alimentare “Shokuiku” visitando e tenendo lezioni in strutture di assistenza medica e nelle scuole.

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Ieri sera era in programma una cena per pochi fortunati alla cui preparazione stavano lavorando alcuni dei migliori chef giapponesi e Mister Murata ci ha fatto notare che ben 30 stelle Michelin erano all’opera.

Per gli amanti del Giappone c’è poi una bella notizia, Mister Murata, presidente della Japanese Culinary Academy ci ha presentato il primo di 11 volumi dedicati alla cucina e alla cultura giapponese, un bellissimo libro in italiano dove la storia e le fotografie ci catapultano in un paese da fiaba. Per ora sarà in vendita( dal 1 agosto) solo on line e più avanti anche nelle librerie.  Io ho avuto la fortuna di poterlo sfogliare con Mister Murata (che è una persona splendida e gentilissima) ed il libro è veramente splendido.

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Alla fine della conferenza abbiamo potuto conoscere anche 8 washoku chef all’opera per la cena.

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Amaro Braulio e #MadeInCima

Io sarò un po’ di parte perchè amo la montagna, mi rilassa, la trovo splendida, piena di colori, luci, odori che mi riempiono il cuore di gioia e serenità. La amo in estate  come in inverno, molto di più del mare, perciò vi lascio immaginare la mia gioia quando mi hanno invitata a visitare le cantine del sig.Peloni a Bormio e se questo nome non vi dice nulla vi dico Braulio!

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Il nome di questo conosciutissimo liquore deriva dal Monte Braulio sulle cui pendici vengono raccolte le erbe per la sua preparazione.

Fu creato nel 1875 dal Dottor Francesco Peloni, farmacista del paese, che ha miscelato sapientemente le erbe della sua terra e ha tramandato la ricetta e la passione per il liquore alla sua famiglia.

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Della ricetta segretissima si sanno solo le 4 erbe principali, la genziana, il ginepro, l’assenzio e l’achillea moscata, tutte le altre sono segretissime.

Noi abbiamo avuto il piacere di conoscere Edoardo Tarantola Peloni erede della casate e attualmente custode unico della ricetta. Ci ha fatto visitare le cantine, ci ha spiegato tutto il processo di distillazione, una gita veramente fantastica e visto che è possibile prenotare la visita alle cantine vi consiglio di andarle a vedere se avete in programma una gita da quelle parti, fino al 4 settembre è possibile visitarle gratuitamente il martedì e il venerdì alle ore 17 prenotando presso il negozio Braulio di via Roma 27 a Bormio (tel 0342 903406).

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Oltre al amaro Braulio tradizionale dal 2000 viene prodotto anche il Braulio riserva, una versione speciale e limitata dell’amaro, invecchiato in botti di faggio, più piccole per donare a questa produzione un gusto e un aroma più intensi e un contenuto alcolico leggermente più elevato ( 21%  per il calssico, 24,7% per il riserva).

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Se come me vi siete chiesti come usare l’amaro Braulio oltre che in purezza vi dico subito che è estremamente versatile, com questo clado estivo ad esempio vi consiglio un Braulio spritz :

1 parte di amaro Braulio

3 parti di prosecco

1 parte di soda

tanto ghiaccio tritato

1 fetta di arancia

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Oppure su una bella coppa di gelato alla crema o vaniglia.

Insomma ottimo in ogni modo lo vogliate gustare.

Quest’anno Braulio compie 140 anni e per festeggiare ha lanciato un nuovo sito:

www.braulio.it  e un gruppo facebook (facebook.com/amarobraulio.official) qui potrete trovare tutte le novità e tutti i nuovi progetti di Braulio e gli eventi speciali.

Ma dato che Braulio ama le sue montagne ha voluto darci anche la possibilità di assaporare a pieno quello che Bormio offre, ci ha ospitato prima alle terme , sia quelle dei Bagni Nuovi che i Bagni vecchi , molto più caratteristici e con una vista spettacolare , poi una bellissima escursione fino al Rifugio Branca a 2493 mt. di fronte al Ghiacciaio dei Forni e circondato dalle famose  Tredici Cime.

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Per non parlare di tutti i prodotti della Valle , dai formaggi, alla bresaola, ai pizzoccheri, ai dolci uno più buono dell’altro che abbiamo potuto assaggiare . Ma di questi ne parleremo più avanti.

Quindi seguite l’hashtag #MadeInCima e non perdetevi nulla !!